Il successo di Rossopomodoro consiste nell’equilibrio tra testa e cuore, dice il titolare del primo locale della catena in Repubblica Ceca
Da aprile nel centro commerciale Palladium di Praga è aperto il primo ristorante della catena italiana di street food Rossopomodoro in Repubblica Ceca. Il marchio intende puntare sul mercato ceco e slovacco aprendo in futuro altri punti vendita. Ne abbiamo parlato con master franchisee per Repubblica Ceca e Slovacchia, Alberto Lagorio, che sottolinea anche l’aiuto fornito da Camic. “Per l’apertura del nostro primo punto di ristorazione ci siamo appoggiati alla camera su quasi tutti i livelli, dalla consulenza fiscale fino al marketing e il recruitment. Per noi è stato un aiuto importante” ha detto Lagorio.
Per quale motivo avete deciso di puntare su Praga?
Rossopomodoro già diversi anni fa aveva intenzione di intervenire sul mercato di Praga in via diretta, come fa nei paesi a cui tiene di più. Poi è arrivata la pandemia di Covid-19 e Rossopomodoro, che ha anche molti locali di proprietà, ha dovuto rivedere i suoi piani di espansione e la sua rete. A questo punto si è creata la possibilità di entrare in Repubblica Ceca tramite il franchising. Con mia moglie ceca poi ci piaceva l’idea di tornare a vivere a Praga. E ci ricordavamo che anni fa a Praga non era facile trovare un ristorante italiano che non lo fosse solo di nome.
Quali sono i vostri piani di espansione? E prevedete di espandervi anche fuori Praga?
La nostra licenza di franchising prevede un piano di aperture minime di almeno quattro punti di ristorazione tra Repubblica Ceca e Slovacchia entro la fine del 2025. Non abbiamo previsto un calendario di aperture fisso, ad esempio un ristorante ogni sei mesi. Ci siamo tenuti piuttosto bassi con il numero delle aperture perché abbiamo stretto l’accordo sentendo ancora i riverberi della pandemia. Il nostro obiettivo è di avere un altro punto di vendita entro la fine dell’anno. Vogliamo che il secondo punto vendita sia situato in un contesto diverso da quello di un centro commerciale, perché Rossopomodoro è soprattutto un marchio di cibo da strada. I prossimi locali saranno sicuramente a Praga e stiamo valutando diverse situazioni, sia zone centrale turistiche che zone residenziali.
Lei perché ha deciso di puntare su Rossopomodoro?
Di Rossopomodoro mi piace che ha due anime. Da una parte il proprietario del marchio è un fondo di private equity con sede a Londra, che garantisce anche una solida posizione finanziaria e una gestione molto professionale. Diversamente da come procedono alcuni altri fondi, il proprietario di Rossopomodoro ha mantenuto l’operatività locale in Italia mantenendo un’anima napoletana del progetto. Rossopomodoro è un ottimo equilibrio tra testa e cuore e questo ha garantito il suo successo e la sua crescita in Italia e all’estero.
Rossopomodoro è una catena con decine di ristoranti. Quanto è forte la standardizzazione del prodotto?
Rossopomodoro garantisce una catena di rifornimenti qualificata, ad esempio con farine o mozzarella prodotte in esclusiva per la catena. Questo permette mantenere un’elevata qualità in ogni punto di ristorazione. Allo stesso tempo la direzione permette di integrare nell’offerta elementi per soddisfare i gusti più locali. Ad esempio, Rossopomodoro ha degli accordi con dei birrifici italiani, ma in Repubblica Ceca, almeno nell’offerta alla spina, ci siamo rivolti direttamente a birrifici locali. Rossopomodoro ha delle linee guida di cucina che si devono rispettare e la società verifica che siamo in grado di farlo. Per questo, prima dell'apertura della prima filiale, gli chef e i pizzaioli di Rossopomodoro sono venuti a trasmettere le loro conoscenze al personale locale.
Rossopomodoro si rivolge anche a un pubblico meno specializzato. In che modo avvicinate a questi clienti la cucina italiana?
La nostra proposta vuole essere di una cucina di tutti i giorni. In Italia il nostro tipo di cucina è paragonabile ad una moderna trattoria. All’estero la pizza rimane sempre quella napoletana ma nel menu inseriamo anche i grandi classici della cucina italiana. Si potrebbe dire che la nostra cucina è “quella della nonna” con piatti semplici e ben fatti. Cerchiamo anche di valorizzare i prodotti italiani, che sono ben esposti nel nostro locale.
Uno dei temi più caldi nella ristorazione in Repubblica Ceca è il personale e la formazione. Come avete affrontato la questione?
I nostri manager qui a Praga sono italiani. Uno di loro vive a Praga da vent’anni ed è stato coinvolto nell’apertura e nella gestione di molti ristoranti italiani. In parte quindi ci siamo appoggiati sulla sua rete di conoscenze e abbiamo assunto persone che avevano già collaborato con lui in esperienze precedenti. Il nostro chef e il suo secondo sono italiani. Anche uno dei pizzaioli è italiano. In altri casi abbiamo assunto persone che non provengono dall’Italia, ma che hanno esperienza precedente in ristoranti italiani di qualità. Inoltre, Rossopomodoro tiene i suoi corsi in Italia, gestiti da pizzaioli certificati per formare altri pizzaioli.
Quali sono stati i riscontri a circa due mesi dall’apertura?
I numeri sono buoni. A favorirci è ovviamente la posizione, perché per il Palladium passano molte persone, oltre ai praghesi anche i turisti, compresi quelli provenienti dall’Italia. In Italia Rossopomodoro è un brand conosciutissimo. Ma sono tanti anche i cechi che ci vengono a trovare e tornano. Stiamo costruendo una base di clienti locali, in modo da poter bilanciare i periodi in cui il numero di turisti in città è minore.