La 10° edizione di Italian Wine Emotion è stata aperta dal workshop dedicato ai vini abruzzesi. Gli operatori e gli esperti cechi hanno potuto degustare i vini prodotti da questa regione italiana con grande tradizione enologica. Naturalmente, tra le varie degustazioni dei vini provenienti dell’Abruzzo, era presente la denominazione più famosa della regione, il Montepulciano d'Abruzzo.
Del futuro del Montepulciano abbiamo parlato con il relatore e vicepresidente del Consorzio di Tutela dei Vini d'Abruzzo, Alessandro Nicodemi.
L'anno scorso le esportazioni del vino abruzzese sono cresciute del 7%. Quali sono gli obiettivi del consorzio sui mercati internazionali?
«Il nostro problema non è vendere il vino, perché il Montepulciano d'Abruzzo, che rappresenta la seconda denominazione italiana più diffusa, si vende molto bene. Il problema sta nel fatto che il Montepulciano viene percepito dal mercato come un vino di livello medio-basso. Quindi il mercato, superata una certa soglia di prezzo, non compra più il Montepulciano, ma si rivolge a vini e vitigni più blasonati. Lo sforzo che il consorzio sta facendo è quello di riqualificare l'immagine del Montepulciano anche tramite una riforma del disciplinare».
Quali sono le cause di questa percezione del Montepulciano?
«L'attuale disciplina del Montepulciano ha un grande difetto, in quanto la superficie di coltivazione coincide con un'intera regione. E questo è concettualmente sbagliato. Infatti, nessun’altra denominazione italiana ha una superficie così ampia. Con una superficie di queste dimensioni anche la produzione è molto elevata. Pertanto, circa la metà della produzione certificata viene venduta come sfuso e imbottigliata fuori dall'Abruzzo. E questo scredita una regione enologica».
Ha sottolineato la necessità di una modifica disciplinare. Cosa dovrebbe correggere questa struttura?
«La nuova disciplina prevede la creazione di un Montepulciano d'Abruzzo Superiore. Innanzitutto, la superficie regionale verrà frazionata in quattro zone più piccole, in quanto un Montepulciano dell'area di Teramo è diverso da un Montepulciano della zona dell'Aquila, che a sua volta presenta delle differenze sensibili rispetto a un Montepulciano della zona di Chieti. Successivamente, verrà avviata la procedura per ottenere la DOCG con l'obbligo di imbottigliamento in zona. Le procedure sono lunghe, perché devono ottenere il consenso di Bruxelles, ma fra cinque - sei anni l'Abruzzo avrà un Montepulciano DOC e un Montepulciano Superiore suddiviso in quattro zone, che sarà un DOCG imbottigliato esclusivamente in regione».
Oltre al Montepulciano, quali altri vini abruzzesi stanno suscitando l'interesse dei mercati?
«Oggi è molto affermato il Pecorino d'Abruzzo DOC e si sta cominciando ad affermare la Passerina d'Abruzzo DOC. Si tratta di due vini bianchi fermi che il mercato ha accolto molto bene».
L'Abruzzo ha un territorio unico con la presenza ravvicinata di spiagge e alte montagne, compresa una superficie rilevante coperta da parchi naturali. Questo si riflette sul carattere del vostro vino?
«La coltivazione delle viti avviene prevalentemente nella fascia collinare tra le vette più alte e il mare. Si tratta di una zona estremamente fortunata perché nel periodo estivo beneficia delle brezze fredde delle montagne e in quello invernale delle brezze mitiganti del mar Adriatico. Inoltre, questa fascia è attraversata da numerosi fiumi. Che la zona sia estremamente fortunata lo dimostra il fatto che anche se tratti male la vigna, lei continua a produrre. L'Abruzzo ha un vitigno generoso, che cresce in un territorio con condizioni pedoclimatiche estremamente favorevoli. E se tre indizi fanno una prova, ecco che in Abruzzo vengono prodotti dei grandi vini».
Fonte: Camic
Fonte fotografie: Camic