In un colloquio pubblico con il suo omologo ceco, Tomáš Prouza, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari Europei Sandro Gozi ha illustrato le priorità dell'Italia in Unione Europea. In un breve colloquio a margine dell'evento il sottosegretario Gozi ha dato anche una sua valutazione sul ruolo dei Paesi del centro - est Europa nell'integrazione europea.
Sottosegretario Gozi, il suo mentore politico è stato Romano Prodi, che da presidente della Commissione Europea ha valuto fortemente l'integrazione dei Paesi dell'ex blocco sovietico in UE. A dieci anni dall'adesione quale bilancio dà dell'allargamento?
«C'è ancora molto da migliorare. Durante la mia visita a Praga mi è stato confermato che la Repubblica Ceca vuole lavorare per un'Europa che conta per i cittadini. Siamo pienamente convergenti sui temi dell'Europa sociale, del rafforzamento del mercato comune e sulla difesa europea. Le nostre posizioni si allontanano quando parliamo dell'immigrazione e del sistema di rilocazione dei rifugiati. Sentiamo una mancanza di contributo da parte di molti Paesi dell'Europa centrale e orientale. La solidarietà non sono solo i fondi europei, che hanno permesso a questi Paesi una forte crescita economica, ma anche il rispetto degli obblighi di solidarietà in temi come quello dei rifugiati. Un'altra questione aperta, che non riguarda però la Repubblica Ceca, è il rispetto dello stato di diritto. Siamo contenti che la Commissione Europea abbia avviato un dialogo con la Polonia e su quello vorremmo vedere dei passi in avanti concreti. L'Unione Europea è infatti una comunità basata su valori condivisi e sullo stato di diritto».
Paolo Gentiloni parla spesso della necessità di costruire un'Unione Europea a più velocità. Quali sono i parametri per distinguere le varie velocità dell'integrazione europea?
«Un unico parametro: la volontà politica. Un'Europa differenziata comunque esiste già. C'è un Europa dell'euro, di Schengen o di cooperazione rafforzata in temi specifici. E c'è soprattutto un'Europa da rilanciare, che non può sopportare i veti da parte di nessuno. Non possiamo essere bloccati ad esempio nel tema della difesa europea, che uno o due Paesi non vogliano o non si sentono pronti. Crediamo che l'Europa a più velocità sia la via per ridare forza al processo di integrazione europea. Altre parole chiave sono apertura e inclusione. Le iniziative promosse da un gruppo di Paesi devono rimanere aperte a Paesi che si vogliono aggregare in un secondo momento».
Quali sono le priorità dell'Italia nelle istituzioni europee post Brexit?
«Vogliamo condurre una politica che risponda all'Europa della paura. Oggi l'Europa della parola è all'origine della Brexit e di tanti risentimenti nazionali e populistici, che vedono nell'Europa e nell'immigrazione i principali problemi. Perciò dobbiamo costruire un'Europa che dia nuove sicurezze in termini di difesa, di crescita economica e di protezione sociale. Vogliamo anche un'Europa che moltiplichi le opportunità date ai giovani rafforzando strumenti come l'Erasmus. L'auspicio è che l'Unione Europea possa riconnettersi con i cittadini e ritrovare una spinta e un entusiasmo, che ha perso durante la crisi economica».
Al seguente link l'articolo sull'incontro del Sottosegretario con i soci Camic: www.camic.cz
Fonte: Camic
Fonte fotografica: Francesco Bencivenga Slow Photography