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07.06.2017

Primitivo di Puglia: un vino dalla storia affascinante

Il seminario di approfondimento dell'ottava edizione di Italian Wine Emotion tenutosi a Praga mercoledì 7 giugno si è concentrato sul vino Primitivo di Puglia. In Puglia il vitigno Primitivo è coltivato soprattutto nelle provincie di Taranto, Brindisi e Bari, ma la varietà è diffusa anche in Campania come dimostrano i vini Cilento Rosso Doc e Cilento Rosato Doc. In Puglia sono protetti con i marchi DOC e DOCG soprattutto i vini provenienti dalla zona di Gioia del Colle e il Primitivo di Manduria. A fianco dei tradizionali vitigni Negroamaro e Nero di Troia, il vino Primitivo sta riscuotendo sempre maggiore successo all’estero.  Ad esempio, il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha rilevato che l’anno scorso sono stati venduti all’estero circa cinquanta milioni di euro di questo vino. 

Abbiamo parlato dell’attualità e della storia del Primitivo con Vincenzo Scivetti, esperto, docente e presidente della sezione Puglia dell'Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino, che ha curato il seminario all’ottava edizione di Italian Wine Emotion.

Dott. Scivetti, quali sono gli ingredienti del successo del Primitivo?

«In passato dal vitigno Primitivo venivano prodotti soprattutto vini sfusi e i vignaioli pugliesi non si preoccupavano di imbottigliarlo. Tuttavia con la crisi dei prezzi del vino sfuso anche i produttori pugliesi hanno cominciato a investire sulla produzione di bottiglie e hanno saputo fare massa contro la crisi sul mercato. Di tutti i vini del centro-sud Italia il Primitivo è quello che ha le caratteristiche più internazionali in termini di colore, odori fruttati molto gradevoli, alcolicità elevata e tannini delicati. Tutte queste caratteristiche sono molto apprezzate a livello internazionale e perciò il primitivo non ha difficoltà di approccio».

In questo passaggio dal vino sfuso a quello imbottigliato come hanno lavorato i produttori sulle caratteristiche del loro vino?

«I produttori hanno capito che devono dare una qualità fortemente percettibile ai loro vini per poter avere successo sul mercato. Il Primitivo è stato aiutato anche da fenomeni comunicativi, pur talvolta involontari. Nel 1967 un professore californiano dell'università di Davis assaggiò in Puglia il Primitivo notando molte somiglianze con il Zinfandel californiano. Queste somiglianze sono state poi confermate anche dai test del laboratorio. Risalendo le prime menzioni del Zinfandel in California al 1805, il professore formulò l'ipotesi che fossero stati alcuni migranti pugliesi a portare il vitigno in Puglia ritornando dall'America. E per quasi trent'anni questa ipotesi del Primitivo figlio dello Zinfandel fu molto forte».

Il Primitivo è quindi internazionale anche nella sua origine?

«Nella metà degli anni Ottanta furono condotte diverse ricerche storiche in Puglia e si scoprirono delle documentazioni del 1764. Da questi documenti si evince la richiesta del vescovo di Goia a don Francesco Filippo Indelicati, primicerio della chiesa di Gioia Tauro, di creare un vitigno per il vino da messa. In quell’epoca le vigne erano promiscue, quindi il primicerio selezionò le uve, che maturavano nella seconda metà di agosto, quando non c'erano cerimonie religiose rilevanti. L'uva veniva lasciata appassire in vigna ricavando così dei vini con alta gradazione alcolica, con ricchezza di odore di frutta e molti tannini finissimi, grazie alla maturazione fenolica completa. Questo procedimento si espanse a macchia d'olio nel Settecento, ma l'origine venne poi dimenticata e dovette essere riscoperta a fine Novecento. Questa affascinante origine contribuì al successo del Primitivo».

 

Fonte: Camic

Fonte fotografie: Studio Adam-Costey

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