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15.03.2017

Per la Puglia è fondamentale l’internazionalizzazione dei suoi prodotti

All'evento inaugurale del progetto Puglia Experience, che presenta a Praga in quattro workshop le principali eccellenze enogastronomiche della regione Puglia, ha partecipato anche l'assessore pugliese alle politiche agricole Leonardo di Gioia. Con lui abbiamo parlato delle priorità del governo regionale nel settore agricolo.

Assessore di Gioia, quali politiche sta adottando la giunta regionale per tutelare e valorizzare il patrimonio enogastronomico?

«L'agricoltura e l'agroindustria sono due comparti molto importanti per l'economia pugliese. Per noi è quindi fondamentale costruire una politica di internazionalizzazione dei prodotti. Gran parte del lavoro lo hanno fatto le aziende agricole stesse che hanno portato in giro per il mondo i loro prodotti. Nell'ambito delle sue competenze, la regione ha voluto razionalizzare queste attività spontanee delle aziende. La regione Puglia investe diversi milioni di euro all'anno per accompagnare le aziende nelle fiere specializzate. Inoltre abbiamo avviato con UnionCamere e le Camere italiane all'estero un progetto pilota, come quello di Praga. Non si tratta solo di far assaggiare i nostri prodotti, ma di creare un vero rapporto formativo con i professionisti. Il nostro obiettivo è creare un consumo consapevole delle caratteristiche dei nostri prodotti».

La conoscenza diventa fondamentale anche per quanto riguarda la tutela dalla contraffazione alimentare. Quali politiche sta adottando la regione in questo senso?

«Il fenomeno della contraffazione alimentare è molto rilevante a livello internazionale. Perciò stiamo sviluppando un sistema di certificazione della qualità nostri prodotti tipici tramite il marchio qualità Prodotto di Puglia. Questo ci consente di accedere a finanziamenti, che prima non erano disponibili. Portiamo avanti anche una politica di aggregazione dell'offerta, affinché ci sia una maggiore quantità controllata dei prodotti. Chiediamo anche un impegno maggiore delle forze dell'ordine per tutelare il buon nome dei prodotti».

Uno dei settori, che risente maggiormente dell'opacità di provenienza del prodotto, è quello dell'olio d'oliva. Quali sono le tutele per questo settore chiave dell'agroalimentare pugliese?

«Stiamo puntando a un sistema di tracciabilità che permetta di identificare il prodotto. Questo ci permette anche di chiedere un prezzo più congruo alla qualità dei nostri oli d'oliva. Agiamo sul fronte dell'applicazione delle norme, affinché venga creato un argine alla concorrenza sleale della produzione degli oli d'oliva nel nord Africa».

Il comparto agricolo balza ogni tanto sulle cronache dei giornali per via delle condizioni di lavori degradanti. Che cosa fa la regione per contrastare questi fenomeni?

«Nei giorni scorsi abbiamo contribuito allo smantellamento del Ghetto di Rignano, dove erano accampati i migranti che venivano sfruttati in maniera non lecita come manodopera nell'agricoltura. Ma questo fenomeno riguarda veramente una piccolissima parte delle aziende. Le nostre aziende sono molto meccanizzate e pertanto in queste aziende il problema della manodopera illecita non esiste. Un punto fondamentale del programma è fare in modo che ci sia un rapporto etico tra l'impresa e il dipendente. Oltre al rispetto umano, serve anche per soddisfare i criteri del consumo etico e solidale sempre più diffuso. Per una regione come la Puglia, che fa del turismo e dell'accoglienza i suoi elementi fondativi, non è umanamente concepibile che ci siano persone impiegate in condizioni non ottimali».

 

Fonte: Camic

Fonte fotografia: Camic

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