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13.03.2025

Jan Rafaj, Presidente dell’Unione dell’Industria e del Trasporto della Repubblica Ceca

Jan Rafaj
Presidente dell’Unione dell’Industria e del Trasporto della Repubblica Ceca

L’industria è sempre più connessa alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione. L’automazione, la robotizzazione e il ricorso all’intelligenza artificiale e agli altri elementi dell’economia digitale sono aspetti sempre più evidenti.

 

Secondo le previsioni la produzione industriale del 2024 dovrebbe risultare in leggero calo. Quale sviluppo prevede per il 2025?

Anche le nostre previsioni confermano un lieve calo nel 2024. Stiamo parlando di uno zero in rosso, ovvero di un calo dell’ordine di qualche punto decimale. Le prestazioni dell’industria sono limitate, tra le altre cose, anche da dinamiche economiche più deboli rispetto a quelle inizialmente preventivate, sia nel nostro Paese che in Europa. Ciò è imputabile ai prezzi dell’energia e alla perdurante incertezza sui mercati che, poi, si riflettono in una minore disponibilità a investire e in una riduzione degli ordinativi per le imprese. Molte aziende, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica, stanno soffrendo di un prolungato calo della produzione che, per alcune di esse, ormai dura da oltre due anni. A complicare ulteriormente la situazione, anche l’andamento attuale dell’economia tedesca, nostro principale partner commerciale.
Pur non potendo attenderci adesso un’inversione sostanziale di tali fattori, prevediamo comunque che l’economia nel 2025 vedrà una nuova ripresa e, con essa, anche l’industria potrebbe tornare a crescere. Ci aspettiamo un ulteriore stabilizzazione dei prezzi, il che inciderà sui salari reali e, di conseguenza, sulla domanda interna, e un calo dei tassi di interesse e un leggero miglioramento della situazione economica nell’UE. Complessivamente prevediamo una crescita dell’industria dell’1,7%. Tale previsione, però, è gravata da molti rischi, a partire dagli sviluppi incerti in tutta una serie di settori industriali strategici legati ai cambiamenti strutturali, fino ai conflitti geopolitici che possono influire negativamente sulle catene di approvvigionamento.

 

Sono numerose le sfide che l’industria ha dovuto affrontare negli ultimi anni, dai problemi nelle catene di approvvigionamento alla crisi energetica. Come è cambiata l’industria ceca in questi anni?

L’industria è sempre più connessa alle nuove tecnologie e alla digitalizzazione. L’automazione, la robotizzazione e il ricorso all’intelligenza artificiale e agli altri elementi dell’economia digitale sono aspetti sempre più evidenti. Altre sfide sono la sostenibilità, la decarbonizzazione e, prima tra tutte, quella dei prezzi dell’energia che, rapportati ad altre regioni e paesi limitrofi, sono significativamente più alti. Anche in questo caso, le aziende cercano di reagire investendo, per esempio, nel risparmio energetico, nell’isolamento termico e nelle fonti rinnovabili come i pannelli solari sui tetti e l’economia circolare. Cercano inoltre di sfruttare le nuove tecnologie e così via, tuttavia, la competitività delle industrie, specie di quelle ad alta intensità energetica, è scesa drasticamente. Il trasporto internazionale e le catene di fornitura e acquisto si sono scontrate con varie complicazioni che hanno costretto le aziende a cercare nuovi fornitori più affidabili o ad orientarsi verso nuovi sbocchi per compensare la perdita dei mercati precedenti. E potrei continuare ancora a lungo.
Nonostante tutto, le aziende stanno cercando di migliorare la propria efficienza, benché, spesso, ottemperare ai requisiti rigorosi della pubblica amministrazione non sia facile.

 

In passato, la Repubblica Ceca ha attratto molte aziende industriali straniere grazie alla sua posizione geografica, alla manodopera meno costosa ma professionale e all’energia a basso costo. Nel caso del personale e dell’energia, tuttavia, assistiamo a una convergenza dei costi. Su cosa può scommettere l’industria ceca nei prossimi anni?

Confido che disponiamo ancora di una buona posizione geografica e di personale di qualità. Il modello di crescita originario si è esaurito e dobbiamo davvero far avanzare l’economia verso quel tanto coniugato più alto valore aggiunto. Nella primavera del 2024, l’Unione dell’Industria e del Trasporto ha pubblicato la sua visione di politica economica per i prossimi 5 anni, in cui abbiamo dettato una linea principale da seguire. Nella sua strategia economica il governo ha fatto suo l’obiettivo principale della nostra visione, sebbene con ambizioni inferiori in termini di orizzonte temporale.
L’industria mantiene decisamente la sua posizione nell’economia, noi tutti ne facciamo uso con i nostri consumi. Occorre, però, che essa si trasformi verso nuove tecnologie e una maggiore digitalizzazione, soprattutto nel contesto della crescente concorrenza globale. La chiave è creare le condizioni giuste affinché le aziende siano in grado di gestire con successo questa trasformazione con i loro investimenti. Contestualmente si apre anche lo spazio alle nuove tendenze e a opportunità quali la mobilità pulita, la farmaceutica, l’intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche o i semiconduttori e altro ancora.

 

Secondo lei la Repubblica Ceca riuscirà a conservare il suo marcato carattere industriale o, come molti altri Paesi europei, sta attraversando un processo di deindustrializzazione?

Riteniamo che i prezzi elevati dell’energia e i crescenti oneri normativi rendano difficile per le nostre aziende rimanere competitive sui mercati esteri. Sottolineiamo inoltre che la decarbonizzazione non deve portare alla deindustrializzazione. Dobbiamo renderci conto che, in assenza di un cambiamento di priorità a livello di UE, corriamo il rischio reale di indebolire l’industria che, di fatto, è il fondamento della nostra autosufficienza e della nostra sicurezza. Pertanto, è essenziale creare condizioni atte a consentire una trasformazione di successo. Questo è l’impegno dell’Unione dell’Industria e del Trasporto, noi, infatti, crediamo nel potenziale del nostro settore.

 

Quali sono, secondo lei, le principali riforme strutturali che il governo dovrebbe attuare?

Per le aziende industriali ceche è fondamentale avere prezzi competitivi dell’energia, e questo non solo rispetto ad altre regioni ma, soprattutto, rispetto ai Paesi vicini. Tuttavia, la situazione è stata complicata, ad esempio, dalla recente abolizione dell’esenzione fiscale per i processi metallurgici e mineralogici nel campo delle tasse sull’energia, nonché dalle tasse elevate per il sostegno delle fonti energetiche rinnovabili, il che pone le nostre aziende in una posizione meno vantaggiosa rispetto, ad esempio, a quelle tedesche.
Complessivamente, però, mancano misure attive per creare le condizioni per una crescita a lungo termine. Ciò include, in particolare, il sostegno alla ricerca e allo sviluppo, ad esempio rendendo le detrazioni fiscali per la ricerca e sviluppo più appetibili e stabili, il sostegno alla ricerca applicata industriale, nonché la riduzione degli oneri amministrativi, compresa l’accelerazione delle procedure di autorizzazione. Il governo gioca anche un ruolo importante a livello europeo, dove dovrebbe garantire revisioni parziali e stabilire condizioni finalizzate a tutelare la nostra competitività.

 

Nel 2023, lei ha preso parte alla delegazione che ha accompagnato il presidente ceco Peter Pavel in visita in Italia. Questo viaggio ha aperto nuovi orizzonti per la cooperazione economica tra Italia e Repubblica Ceca? E come valuta le relazioni economiche tra i due Paesi?

Una trentina di aziende ha partecipato alle missioni commerciali in Italia organizzate dall’Unione dell’Industria e dei Trasporti. L’Italia è l’ottava economia più grande del mondo e la terza economia maggiore dell’Eurozona, e per le aziende ceche è una delle principali destinazioni di esportazione. Nel 2023, abbiamo esportato in Italia merci per un valore di 185 miliardi di CZK, cosa che fa del vostro Paese il 5° in termini di volume delle esportazioni. Le relazioni economiche sono di altissimo livello. Le maggiori opportunità per le aziende ceche le vediamo soprattutto nel campo delle infrastrutture di trasporto, nel settore della difesa e della sicurezza (cooperazione in relazione agli aerei F-35) e nel campo dell’ICT (soluzioni IT nei processi di produzione e aziendali).

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