Giovedì 30 marzo si è svolto presso la sede della Camera di Commercio e dell’Industria Italo-Ceca il dibattito “Giustizia, Impresa Economia: il futuro del sistema giudiziario italiano” con il vicepresidente e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini e con il Primo presidente della Corte Suprema di Cassazione Giovanni Canzio.
Il dibattito è stato aperto dai saluti dell’ambasciatore italiano Aldo Amati, secondo il quale la visita dei due magistrati italiani apre nuove possibilità per la collaborazione tra i sistemi giudiziari in Italia e in Repubblica Ceca. “Si sta svolgendo un lavoro la cui durata andrà oltre il mio mandato”, ha detto Amati. Da parte del presidente della Camera Italo-Ceca Gianfranco Pinciroli è arrivato l’auspicio che “venga aperto un dialogo tra i sistemi giudiziari dei due Paesi”.
Senso della visita. Gli auspici sono stati accolti positivamente dei due ospiti dall’Italia che effettueranno nei due giorni di visita ufficiale diversi incontri con i rappresentanti del sistema giudiziario ceco. Grazie all’adesione all’Unione Europea, la Repubblica Ceca e l’Italia si trovano a lavorare su temi comuni, in primo luogo la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Inoltre i due Paesi possono avviare una solida collaborazione anche sul lato della condivisione delle conoscenze. “L’Italia può vantare un’antica cultura giuridica e un sistema costituzionale all’avanguardia”, ha detto durante il dibattito Giovanni Legnini.
Una giustizia più veloce. La giustizia e il diritto hanno un forte impatto sulla società e l’economia. Anche per questo il funzionamento della giustizia rientra tra i principali parametri presi in considerazione dagli investitori internazionali. “In tutti i Paesi dell’UE è emersa la necessità di misurare le performance della giustizia – ha notato Giovanni Canzio – Ci si è anche accorti che i risultati di queste misurazioni danno legittimità alla giustizia”. In Italia, per esempio, una questione fortemente dibattuta è quella dei tempi della giustizia. Processi lenti e farraginosi penalizzano la competitività internazionale del Paese e il potenziale agli occhi degli investitori internazionali. “Ma la giustizia civile sta migliorando da questo punto di vista: nel 2009 c’erano sei milioni di cause pendenti, mentre nel 2016 il numero è sceso a 3,8 milioni”, ha sottolineato Giovanni Legnini. Alcuni miglioramenti sono inoltre visibili anche nelle cause di riscossione dei crediti oppure nell’ambito del diritto fallimentare.
La certezza del diritto. Oltre alla durata dei processi, le aziende temono l’imprevedibilità delle decisioni dei giudici. La certezza del diritto è minata da diversi fattori, tra cui anche una produzione legislativa che non permette di costituire un patrimonio giuridico consolidato. “Oggi le fonti di diritto sono molteplici”, ha ricordato Giovanni Canzio. Oltre alle leggi nazionali i giudici devono prendere in considerazione la normativa prodotta dalle istituzioni europee, le sentenze della Corta di Giustizia Europea e della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ed eventualmente altre normative internazionali. Il sistema giudiziario deve far fronte a questa complessità in primo luogo tramite l’aumento delle competenze professionali e la specializzazione dei magistrati. “La domanda di giustizia è molto alta in Italia e le cause sono perciò più numerose e più complesse”, ha specificato Giovanni Canzio.
Semplificare le leggi? Tra i rimedi più spesso invocati ci sono la semplificazione e il taglio del numero delle leggi. “Le leggi sono troppe e troppo poche”, ha risposto con un paradosso Giovanni Legnini alla domanda sullo stato del sistema legale in Italia. Il sistema giudiziario è chiamato a confrontarsi con un mondo la cui complessità cresce ogni giorno. Perciò emerge continuamente la necessità di varare nuove normative che vadano a regolare nuovi settori dell’attività umana. Allo stesso modo numerose leggi diventano antiquate, poiché sono state create in condizioni sociali e materiali molto differenti da quella attuale. La situazione italiana è tuttavia in parte penalizzata dalla qualità del lavoro legislativo. “Il legislatore guarda al contingente e interviene ripetutamente sulla stessa materia ingenerando una rincorsa ai fatti”, ha notato Giovanni Legnini.
Quali rimedi? Da diversi anni la politica e la comunità giuridica stanno adottando provvedimenti per risolvere i problemi più gravi del sistema giudiziario italiano. “Lavoriamo affinché il sistema giudiziario non sia un ostacolo per lo sviluppo del Paese”, ha sottolineato Legnini. Le soluzioni più corpose spettano al potere legislativo che in questi anni ha adottato diverse leggi per snellire l’andamento dei processi. Si è quindi allargato il campo di risoluzioni extragiudiziarie e sono state adottate nuove procedure telematiche che hanno ridotto i tempi amministrativi. Per le imprese è stata significativa l’introduzione dei cosiddetti Tribunali delle Imprese che giudicano le cause civili riguardanti le aziende. “La concentrazione dei contenziosi nelle sezioni civile di Primo e Secondo grado ha portato a garantire standard europei per i tempi di giudizio” ha rilevato Giovanni Legnini. Gli stessi magistrati stanno cercando di fare la loro parte tramite azioni di autoriforma. “Il CSM ha adottato protocolli d’intesa con l’avvocatura, tramite i quali si adottano norme di comportamenti comuni”, ha menzionato una delle misure di autoriforma Giovanni Canzio. Sebbene il sistema giudiziario in Italia sia ancora lontano dai livelli di efficienza europei, il comune sforzo di riforma fa sperare in un’evoluzione positiva della giustizia italiana.
Fonte: Camic.
Fonte fotografia: Camic, Francesco Bencivenga Slow Photography.