I sindacati della principale confederazione ceca, la ČMKOS, faranno partire delle mobilitazioni nelle aziende per ottenere un decisivo rialzo dei salari. Lo ha annunciato il presidente della ČMKOS Josef Středula alla riunione plenaria dei dirigenti sindacali.
I sindacati chiederanno un rialzo dei salari tra il 7% e il 9%, a seconda della situazione in cui si trova l’azienda. «Non è ancora successo che un’impresa abbia chiuso i battenti a causa delle richieste sindacali» ha detto Středula, secondo il quale bisogna far crollare «la cortina di ferro salariale» tra gli stati dell’Unione. I sindacati inoltre hanno notato che i dipendenti cechi lavorano molto più a lungo rispetto ai loro corrispettivi austriaci e tedeschi. «Vogliamo la riduzione dell’orario senza ripercussioni sullo stipendio» ha affermato il vicepresidente della confederazione Radka Sokolová. In concreto la ČMKOS chiede la riduzione dell’orario settimanale a 37,5 ore e l’estensione delle ferie pagate a cinque settimane. Queste due rivendicazioni saranno oggetto di trattative con il governo, affinché vengano fissate per legge.
Non tardano ad arrivare le critiche verso le richieste sindacali. Secondo il presidente della Camera di Commercio Ceca Vladimir Dlouhý, le aziende prevedono di aumentare gli stipendi a causa della mancanza di manodopera sul mercato. «E’ importante che le imprese non rinuncino agli investimenti per una produzione più efficiente a causa dei rialzi salariali » ha sottolineato Dlouhý. Soprattutto le imprese esportatrici sono sottoposte ad una forte pressione sulla competitività, ha aggiunto il presidente della camera. «I piani della ČMKOS per la riduzione dell’orario del lavoro sono irresponsabili – ha detto il presidente dell’Unione dell’industria e del Trasporto Jaroslav Hanák – Sul mercato del lavoro ci sono 310.000 posizioni vacanti. La produttività delle imprese ceche non basta per ridurre l’orario senza ridurre il salario».
Fonte: www.ceskenoviny.cz
Fonte fotografia: ČMKOS
