Arrivare ai livelli dell'Austria e della Germania è stato un obiettivo chiave per la società ceca dopo la Rivoluzione di Velluto. Nonostante una crescita economica vigorosa negli ultimi due anni la meta sembra ancora lontano.
Per dare un impulso alla rincorsa bisogna fare un cambio di mentalità. Lo sostiene la sezione ceca dell'Aspen Institute in una ricerca presentata il 10 novembre, secondo cui il Paese ha raggiunto il suo potenziale in numerosi campi. Secondo i ricercatori il Paese ha bisogno di grandi riforme soprattutto nel campo del sistema d'istruzione e delle infrastrutture. Ma a penalizzarlo è forse la mentalità dei cechi troppo soddisfatti di se stessi a differenza di altri Paesi dell'Est. “Quando la torta da spartire è sufficientemente grande arriva il momento di chiedersi se la si vuole ancora più grande oppure se dividerla. E l'immaginaria famiglia ceca si è adagiata e ha deciso di non fare più tanta fatica, perchè si sente già relativamente agiata”, sostiene in un'intervista per il quotidiano economico Hospodářské noviny uno dei coautori dello studio, David Vávra.
Un altro problema urgente secondo gli autori è la fuga dei cervelli. “Noi siamo un Paese distrutto dall'emigrazione delle elite intellettuali fin dal Seicento” dice Vávra facendo riferimento alla prima ondata di migrazione forzata delle elite protestanti in seguito al passaggio forzato alla religione cattolica dovuto alla sconfitta degli Stati Generali boemi nel 1620. Secondo i ricercatori le menti migliori ceche emigrano nei Paesi vicini, dove le condizioni salariali sono di gran lunga migliori, mentre il Paese sta perdendo la capacità di attrarre cervelli provenienti dai Paesi dell'ex blocco sovietico.
Fonte: aspn.me/Cesko2016
Fonte fotografia: Aspen Institute
