Intervista a Zdeněk Zajíček
PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DELLA REPUBBLICA CECA
"Dobbiamo davvero portare le cose a termine, avere il coraggio di preparare e attuare anche misure impopolari, perché semplicemente non abbiamo più tempo di esitare e temporeggiare".
Secondo la Camera di Commercio ceca e altre associazioni imprenditoriali, la Repubblica Ceca si trova davanti a un “crocevia” per il suo futuro. Cosa fare per portare l’economia ceca sulla strada del successo?
Fondamentale è riuscire a dare un nome ai problemi della Repubblica Ceca riconoscendo che, in termini di competitività e sviluppo, i Paesi vicini ci stanno superando. Ammetterlo non è mai facile, ma è semplicemente un dato di fatto. È per questo che, insieme ad altre associazioni imprenditoriali, abbiamo elaborato un’analisi SWOT che identifica i punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità. Siamo lieti che questa analisi sia diventata la base per le attività del Comitato Governativo per gli Investimenti Strategici, di cui facciamo parte in qualità di rappresentanti degli imprenditori e che, sotto la guida del Primo ministro, sta lavorando sulle principali priorità nei settori dei trasporti, dell’energia e delle infrastrutture di dati, ma anche nel mercato del lavoro, istruzione e scienza, ricerca e innovazione. Appare chiara la necessità di coordinare molte di queste aree a livello sovra-ministeriale, la realizzazione di numerosi progetti va oltre il singolo mandato elettorale, per cui richiederà un più ampio consenso tra le organizzazioni di categoria e tutto lo spettro politico. Per questo motivo, tra le altre cose, suggeriamo di considerare gli investimenti strategici su un orizzonte temporale più lungo, di almeno 10 anni, e per questo diciamo che occorre separare il bilancio corrente da quello “strategico”.
Trovo incoraggiante che, nelle ultime settimane, il Primo ministro e alcuni ministri abbiano fatto propria la questione dimostrando una volontà reale di portare la Repubblica Ceca fuori da questa impasse instradandola in una buona direzione e non in un vicolo cieco. Il nostro ruolo è quello di offrire una visione specialistica, proporre nuove soluzioni innovative e fornire un feedback sull’impatto delle soluzioni proposte. Ma anche di evitare che si rimanga fermi a quelle promesse e proclami che, negli ultimi anni, abbiamo sentito ripetere decine, se non centinaia di volte. Dobbiamo davvero portare le cose a termine, avere il coraggio di preparare e attuare anche misure impopolari, perché semplicemente non abbiamo più tempo di esitare e temporeggiare.
Perché ritiene che i principali fattori di crescita della Repubblica Ceca si siano esauriti? Non è troppo pessimista?
Purtroppo questa interpretazione è molto realistica e non siamo solo noi a dirlo, è l’opinione di rinomate società di consulenza e di economisti indipendenti. La Repubblica Ceca è cresciuta in larga misura aprendosi agli investimenti stranieri, sfruttando processi tecnologici ad alta intensità di lavoro. I dati, tuttavia, suggeriscono che la maggior parte del processo di convergenza dell’economia ceca verso la media dell’UE ha avuto luogo prima del 2008 o 2009, quando la crisi finanziaria globale si è manifestata pienamente a livello economico nella Repubblica Ceca. Da quell’anno in poi, la convergenza dell’economia ceca verso la media UE ha perso slancio. L’unica via d’uscita dalla trappola di un reddito medio passa per gli investimenti strategici e il sostegno alle produzioni a più alto valore aggiunto. I Paesi intorno a noi non stanno a guardare e stanno investendo molto nel loro sviluppo. Andate in Polonia a vedere la rete stradale che è riuscita a costruire in dieci anni.
La Camera di Commercio ceca critica l’aumento della burocrazia per le aziende. Molti di queste nuove incombenze, però, sorgono a livello europeo. In una situazione del genere, cosa può fare il Governo?
Il problema è che, spesso, la nostra pubblica amministrazione è più realista del re, vale a dire che adottiamo la legislazione UE in forme molto più rigorose e normative rispetto alla stesura originale. Tale pratica negativa ha anche un suo nome specifico: Gold Plating, e non è prerogativa solo della Repubblica Ceca. Ciò vale in particolare per i vari obblighi di rendicontazione e reportistica per le aziende. D’altro canto, esistono anche regolamenti contro i quali il Governo ceco sa opporsi ove li ritenga inappropriati. Un esempio recente è la norma sulle emissioni Euro 7 che, nella sua stesura originaria, avrebbe di fatto segnato la fine della produzione delle vetture piccole con motore a combustione interna, a detrimento della competitività delle case automobilistiche europee nel mondo. Insieme ad altri paesi, la Repubblica Ceca è riuscita ad alleggerire il regolamento e a rinviare alcune misure. È indubbiamente una buona notizia che, prima dei negoziati a Bruxelles, il Governo abbia ascoltato gli argomenti fondati contro l’Euro 7 dei rappresentanti delle imprese, tra cui la Camera di Commercio che ha organizzato un’apposita tavola rotonda sul tema.
La Camera sostiene con forza l’aumento degli investimenti strategici, ad esempio nelle infrastrutture di trasporto o nell’energia. Dovrebbe essere solo lo Stato a finanziare questi investimenti o vede spazio per un coinvolgimento anche del capitale privato?
Andando in auto verso Příbram, dove stanno realizzando un tratto dell’autostrada D4 con un progetto di PPP, vediamo che la forma di finanziamento privato degli investimenti può funzionare. I lavori stanno procedendo letteralmente a vista d’occhio. In base alle informazioni in mio possesso, il Governo sta approntando un modello simile anche per i nuovi tratti dell’autostrada D35 e per altre vie di comunicazione, compresa la grande circonvallazione intorno a Praga. Da anni, ormai, all’estero è stato dimostrato il beneficio di lasciar entrare nei grandi progetti il capitale e, soprattutto, il know-how e le esperienze del privato. C’è spazio anche nel settore energetico dove, però, vedo piuttosto la necessità di una cooperazione internazionale ai massimi livelli. Non avendo accesso al mare, la Repubblica Ceca dovrebbe negoziare con i Paesi rivieraschi la connessione alle reti energetiche in modo da poter ricevere l’energia eolica dal Mare del Nord e dal Mar Baltico. Parimenti, chiediamo una cooperazione con i Paesi europei per le forniture di petrolio e gas. In un’ottica di ulteriore riduzione della dipendenza dalle materie prime russe, ritengo fondamentale lo sviluppo dell’oleodotto TAL, che collega il porto italiano di Trieste con l’Europa centrale. Il capitale privato può essere impiegato anche per investimenti a più alto valore aggiunto. Se nei prossimi anni la Repubblica Ceca disporrà di collegamenti di qualità con l’Europa, non c’è motivo per cui le aziende europee, americane e asiatiche non debbano investire da noi. Dopotutto, negli ultimi anni anche l’Italia è diventata terreno fertile per le startup di successo e vuole puntare, per esempio, sullo sviluppo delle smart city. Qui vedo un grande potenziale nella possibile cooperazione tra imprenditori italiani e cechi.
Tra i problemi che affliggono l’ambiente imprenditoriale ceco, lei ricorda i lunghi tempi per le autorizzazioni nel settore dell’edilizia. Cosa si aspetta dalla legge che entra in vigore il 1° gennaio 2024?
I tempi lunghi delle procedure di autorizzazione sono sostanzialmente all’origine di tutti i problemi descritti sopra. Con una legislazione edilizia che non funziona come e – per dirla senza mezzi termini – quando dovrebbe, anche per un capanno degli attrezzi dovete avere decine di timbri e correre da uno sportello all’altro. Il problema della nuova legge sull’edilizia consiste nel mancato completamento della digitalizzazione della procedura di autorizzazione, al cui sviluppo, purtroppo, negli ultimi mesi il Ministero dello Sviluppo Regionale ha sostanzialmente rinunciato. Senza dubbio, la nuova legge sull’edilizia introduce alcuni miglioramenti alla situazione attuale, ma senza una digitalizzazione perfetta dell’intera agenda non saremo in grado di compiere quel passo rivoluzionario e decisivo per costruire in modo rapido, efficiente e nel rispetto di tutte le parti interessate. Sono personalmente dispiaciuto per la stagnazione della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei procedimenti di autorizzazione edilizia, dove si potrebbero utilizzare gemelli digitali nella modellazione degli edifici e dell’ambiente edificato. Molte procedure potrebbero essere condotte da un “funzionario elettronico”, in modo interamente o parzialmente automatizzato. Questi modelli vengono utilizzati con molto profitto ad esempio in Finlandia. Anche in questo caso dobbiamo, per così dire, pedalare di più.
Fonte: Annuario CAMIC 2023