La società Comdata Czech, socio Camic e controllata ceca dell'omonimo gruppo italiano, ha festeggiato di recente i dieci anni di presenza del suo sito di Brno. All'evento hanno partecipato anche l'Ambasciatore italiano a Praga, S.E. Francesco Saverio Nisio, il Console onorario d'Italia a Brno, Pavel Zezula, e il vicepresidente della Camera Italo-Ceca, Danilo Manghi. Abbiamo colto l'occasione per porre qualche domanda all’Ing. Andrea Tonoli, amministratore delegato di Comdata Czech.
Ing. Tonoli, in questi anni com si è evoluta la posizione di Comdata sul mercato ceco?
«In sette anni della nostra presenza in Repubblica Ceca siamo passati da una società startup a leader nel mercato ceco. È stata una lunga cavalcata, che ci ha portato ad avere quasi mille dipendenti, otto siti produttivi e costituire un portafoglio di clienti di tutto il rispetto nei settori bancario, assicurativo, telecomunicazioni, trasporti ed energia. L'attuale portafoglio clienti è frutto sia delle acquisizioni, che della nostra crescita organica. Se un'azienda ceca ha bisogno di servizi di Business Process Outsoucing (BPO), oggi Comdata è l'azienda che può soddisfare ogni sua esigenza, dal servizio clienti al back office e altri servizi di front-end».
Come siete riusciti a conquistare la fiducia dei clienti cechi?
«Il mercato ceco del BPO è ancora poco maturo e molto frammentato. Di fatto, sul mercato ceco c'è un fornitore grande, Comdata appunto, e una lunga serie di fornitori locali molto più piccoli. Questo accade, perché una parte dei clienti in Repubblica Ceca preferisce affidare i servizi di BPO ad aziende piccole guidate da un imprenditore, che fa un po' tutto. Comdata è invece una società di grandi dimensioni gestita da una squadra molto forte di manager professionali e con una capacità di investire in sviluppo e miglioramento dei servizi, che non ha pari rispetto agli altri player. Comdata ha oggi singoli progetti che coinvolgono anche un centinaio di addetti. La dimensione di un nostro progetto è quindi equivalente al doppio della dimensione una media azienda ceca del settore».
Quali previsioni di sviluppo avete per i prossimi anni?
«Lo sviluppo sarà positivo, ma resta aperta la questione della velocità di crescita. Occorre però che il mercato ceco si renda conto che avere in house il servizio clienti con centinaia di persone è una scelta poco efficiente, costosa e che rende difficile l'adozione di nuove tecnologie. E questo tocca a noi outsourcer spiegarlo ai clienti. La crescita è quindi nelle nostre mani. Lo sviluppo dell'outsourcing non è solo una questione di costi, che sono ovviamente più bassi rispetto ai servizi in house, ma di mentalità dei vertici aziendali».
Anche di recente avete effettuato delle acquisizioni. Continuerete su questa strada?
«Riceviamo costantemente delle sollecitazioni, ma siamo molto attenti a cosa compriamo. E spesso ci tiriamo dietro, perché non riusciamo a trovare dei target interessanti. Valutiamo la situazione finanziaria, la presenza di management e il parco clienti, che dev'essere complementare al nostro. Avendo fatto l'ultima acquisizione in luglio dello scorso anno è molto probabile che quest'anno non ci saranno operazioni da parte nostra».
In Repubblica Ceca stiamo assistendo da qualche anno a una forte crescita di salari. Che impatto ha sul vostro settore i mercato del lavoro? E la mancanza di manodopera spinge le imprese a rivolgersi maggiormente ai servizi di BPO?
«Ci troviamo in una situazione paradossale. Pur essendo chiaro a tutti che i costi stanno aumentando, i fornitori di servizi BPO sono sotto la pressione dei prezzi. Stiamo quindi assorbendo i maggiori costi aumentando la nostra efficienza interna, ma arriverà il momento, in cui questi aumenti dovranno essere scaricati sui prezzi. In questo momento i servizi di BPO sono ancora più vantaggiosi per i clienti, che invece si vedono aumentare i loro costi interni, soprattutto quelli relativi al personale. Tuttavia le aziende non reagiscono a questa situazione aumentando la domanda di servizi BPO o almeno non nella misura che sarebbe lecito attendersi. E questo proprio perché il ricorso ai servizi di outsourcing è in primo luogo una questione di mentalità dei vertici aziendali e non solo di costi».
Fonte: Camic
Fonte fotografia: Comdata