La creazione di un nuovo governo di coalizione, a più di sette mesi dalle elezioni, rimane ancora in alto mare. A far discutere è il nome del nuovo ministro degli esteri.
Dopo l’esito favorevole del referendum tra gli aderenti al Partito socialdemocratico ceco, che hanno approvato l’accordo con il movimento Ano di Andrej Babiš con il 58% dei voti, ad agitare le acque è il candidato al ministero degli esteri, l’europarlamentare socialdemocratico Miroslav Poche. La nomina di Poche è osteggiata dal presidente della Repubblica Miloš Zeman, che rimprovera a Poche alcune prese di posizione aperturiste dell’europarlamentare nei confronti del sistema delle quote-rifugiati. Nei prossimi giorni Zeman potrebbe chiedere al candidato socialdemocratico di farsi da parte e permettere in questo modo la formazione del governo. Il veto su Poche è tuttavia difficilmente digeribile per i socialdemocratici, che parlano di una violazione dell’accordo di governo appena approvato.
A dar manforte al capo dello Stato, che di fatto non può rifiutare una nomina avanzata dal premier incaricato, sono arrivati i comunisti di KSČM. Questi ultimi minacciano di non votare a favore del governo, qualora Poche venga messo a capo del dicastero degli esteri. Senza i voti dei comunisti il governo di Ano e i socialdemocratici possono contare su 93 voti, solo un voto in più rispetto alle opposizioni.
Mistero invece sulla nomina dei ministri in quota Ano, la cui lista è stata consegnata a Zeman da Babiš durante un colloquio tenutosi domenica 17 giugno. La delegazione governativa del più forte movimento politico ceco conoscerà importanti cambiamenti. Restano degli interrogativi su chi occuperà le poltrone dei ministeri della Giustizia e della Difesa. Tramontata invece l’ipotesi di un cambio di guardia al Ministero dell’Industria e del Commercio e al Ministero dei Trasporti con la riconferma dei ministri Tomáš Hüner e Dan Ťok.
Fonte: http://www.ceskenoviny.cz
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